L'ultima sigaretta

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Sottotitolo: una storia per smettere
Autore: Antonio Miceli
Pagine: 110
Dimensioni: 15x21x0,7 cm
Collana: Diary
Numero: 4
Lingua: Italiano 
ISBN:
978-88-95031-49-1
Genere: Diario privato
Argomento: Sigarette e vizio del fumo
  
Una storia vera. Il racconto di una conquista importante, quella dell’indipendenza dal vizio del fumo.  Esempi e mezzi per risolvere un problema che fin dal lontano passato è stato, per il protagonista della vicenda, motivo di afflizione e di disperazione. Aiutato da un’improvvisa reazione egli, in un momento eccezionale, troverà le basi per una spietata lotta contro se stesso nella quale assumeranno molta importanza le testimonianze attinte dal passato.


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Miceli Antonio  è nato a Spilinga (VV) nel 1918. Dopo gli studi classici si laurea in Lettere all’Università di Napoli. Nel 1943 partecipa alla Seconda Guerra Mondiale dove viene fatto prigioniero dai tedeschi fino al 1945. Rientrato in Italia, è stato, prima, insegnante di lettere in diverse scuole medie d’Italia, poi, preside. Ha già pubblicato una commedia in 3 atti: “Genesio”, Gastaldi, Milano, 1954; "Un giorno alla volta", M.G.E., Tropea, 2007; "La rumena", M.G.E., 2008, Tropea; "L'ultima sigaretta", M.G.E., Tropea. Vive a Sondrio.

 
Per Contatti:
[email protected]

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Editore: Meligrana Giuseppe Editore

Anno: 2010
ISBN: 9788895031859


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Un giorno alla volta

Un giorno alla volta

Sottotitolo: Diario di progionia (1943-1945)
Pagine: 134
Dimensioni: 15x21x0,7 cm
Collana: Diary
Numero: 1
Lingua: Italiano 
ISBN:
978-88-95031-04-0
Genere: Diario privato
Argomento: Storia - II Guerra Mondiale
 
E' trascorso più di mezzo secolo dal termine del secondo conflitto mondiale, ma i suoi orrori sono sempre vivi nel ricordo di coloro che, attori coatti di un’immane tragedia, li patirono. Nel dopoguerra, anno dopo anno, sono uscite sempre più numerose le pubblicazioni (libri-documento, memoriali, storie romanzate, ecc.) che in molteplici modi attestano la partecipazione, diretta o indiretta, dei loro autori nella storia recente. Io ritengo giusto ed educativo che, al di fuori e a completamento dei testi prettamente storici scritti dagli specialisti, la tematica della guerra sia stata e sia tuttora così ampiamente divulgata. Ben venga perciò quest’altro libro di guerra - o piuttosto di prigionia - scritto da Antonio Miceli; egli, a differenza di molti altri, da’ spazio, oltre che all’oppressione cupa che caratterizzava i Lager tedeschi, anche ad episodi di gentilezza, d’affetto e d’umana solidarietà. La qual cosa sembra suggerire che la natura umana (la sua socievolezza) - pur nel mezzo delle azioni più atroci - non arriva mai ad essere del tutto stravolta: neppure quando la feroce legge della sopravvivenza induca il singolo al più brutale egoismo. Sebbene l’ultimo conflitto abbia scatenato terrificanti eventi - lutti, stragi, distruzioni, crudeltà di torturatori, bestialità d’odio razziale, ecc. - i valori fondamentali dell’uomo si sono salvati: è questo, secondo me, il significato più profondo e meno appariscente, il valore più autentico che si può attribuire al libro di Antonio Miceli. Un’esperienza personale sui generis, che pur avendo come protagonista l’Io narrante, fa partecipi i lettori tramite il racconto di episodi minimi e all’apparenza insignificanti; una storia incalzante - quella del Miceli - che racconta in maniera pacata (e quasi impersonale) allo stesso tempo sia delle vicissitudini proprie, sia di quelle degli altri prigionieri e commilitoni, che come lui furono dolorosamente coinvolti nella tragedia della deportazione tedesca.  Merito non piccolo del Miceli è l’aver saputo raccontare la propria esperienza con grande senso della misura, eludendo - per innato pudore - il facile effetto dell’enfasi: ciò anche quando in rapide notazioni evoca lo sfacelo della fine, con le SS che uccidono crudelmente i moribondi e i fuggiaschi e, nel contempo, cercano di reclutare altri uomini per un’ulteriore disperata resistenza; la narrazione, pur drammatica, non è truculenta, ma realistica.  La componente realistica è comunque una delle costanti di questo libro: sia quando, ad esempio, gli aguzzini tedeschi mortificano la dignità umana dei prigionieri impedendo loro persino la privatezza delle funzioni fisiologiche, sia quando tocca il motivo psicologico di chi - sebbene in balia d’altri, nella facoltà di non potere decidere nulla per sé e pur sapendo perfettamente che il luogo cui è destinato (nell’allucinante viaggio in vagoni sigillati) è un Lager - prova tuttavia l’ansia di arrivare; l’arrivo darà la dimensioni concreta ai concetti astratti della paura, dell’incertezza e della disperazione. Tuttavia in quest’opera, che è un susseguirsi angoscioso di timori e d’incertezze, non mancano pagine di fisionomia tutta diversa: come quando viene descritta con vivezza di colori e con un pizzico di umorismo (che, pur dosato, non manca del resto in altre parti del libro) il rituale della festa di Ferragosto che si celebra nell’isola greca di Scarpanto, che il protagonista associa per analogia alle tradizioni proprie della sua Calabria.

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Anno: 2010
ISBN: 9788895031675


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La rumena

La rumena

Pagine: 174
Dimensioni: 13x20x1 cm
Collana: Narrativa inclusa
Numero: 1
Lingua: Italiano 
ISBN:
978-88-95031-24-8
Genere: romanzo

Siamo alla fine degli anni ‘80 in un piccolo paese della Val Camonica. La vita di una famiglia ‘normale’ viene sconvolta da una eredità eccezionale: centinaia di titoli al portatore da svariati milioni di lire ciascuno. Tutto questo denaro, però, non servirà ai Telleri per godersi la vita, anzi questo sarà il preludio alle disavventure di Andrea, il loro unico figlio; un bar losco, lo spettro della droga, le amicizie pericolose, il vizio del gioco, un amore non accettato dalla famiglia e le difficoltà scolastiche porteranno i Telleri ad allontanare il figlio da casa per mandarlo a studiare a Brescia. Qui, però, Andrea conosce Erika, una bellissima ragazza rumena, che complicherà ulteriormente la sua vita specie nei rapporti familiari e sentimentali. Una vicenda in cui i veri protagonisti sono le cattive allusioni,  gli equivoci dicerie, i fraintendimenti, le parole non dette e i pregiudizi. Centrale è nel romanzo la figura di Erika, la rumena, giunta in Italia suo malgrado, che vive il dramma nel dramma, vittima sia del comunismo rumeno che del suo decorso, e che proverà tutte le sofferenze, morali e materiali, dell’emigrazione: il traffico della prostituzione, la violenza, la clandestinità, il problema dell’accoglienza e dell’integrazione, il razzismo, la tristezza e la solitudine, problemi che oggi, come allora, non sono affatto svaniti.

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ISBN: 9788895031842


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